VITTIME DELLA 180
Le testimonianze che mostrano come la 180 sia inefficienza, crudeltà, sfruttamento, superstizione

Vittime della 180

Dimostrare che la legge 180 è dannosa e, spesso, omicida

francesca

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  • in risposta a: disturbo bipolare che finisce in demenza? #716
    francesca
    Partecipante

    Grazie per la sua risposta. In realtà la depressione si è manifestata in modo repentino e violento subito dopo la morte di mia madre, e a quanto mi è stato detto finora ciò non farebbe pensare a una demenza. Da giovane non ha avuto alcuna diagnosi, purtroppo si è curato sempre molto col “fai da te” usando e dosando (secondo criteri tutti suoi) farmaci dati da psichiatri privati a cui occasionalmente si rivolgeva. Il primo grave episodio depressivo (sempre con deliri di rovina, somatici ecc) lo ebbe quando aveva già 64 anni e fu risolto con un mese e mezzo di ricovero. Al di là di esso è sempre stato una persona che poteva definirsi un pò sopra le righe, un pò “troppo” ottimista, espansivo, attivo, loquace, generoso, e spesso anche presuntuoso in quanto riteneva di avere capacità non ordinarie. Forse il racconto di ciò ha portato i medici a formulare la diagnosi.

    in risposta a: mio fratello: psicotico che rifiuta le cure e le visite #386
    francesca
    Partecipante

    se vuole puo’ mandarlo anche al mio indirizzo fra.for@virgilio.it
    Saluti

    in risposta a: mio fratello: psicotico che rifiuta le cure e le visite #379
    francesca
    Partecipante

    grazie per la preziosa informazione. In realtà lo psichiatra mi ha dato i suoi recapiti e i giorni-orari in cui è presente al CSM per chiamare il TSO.
    Potrebbe per cortesia inviare anche a me il cosiddetto “survival pack” da lei creato per far fronte a queste situazioni? La ringrazio fin d’ora
    Francesca

    in risposta a: mio fratello: psicotico che rifiuta le cure e le visite #377
    francesca
    Partecipante

    La sottoscritta F. Francesca, in qualità di sorella di F. NICOLA, (Roma, 27/03/80) vuole segnalare alle SS.LL. la condizione di grave disturbo psichico del suddetto, che rifiuta da sempre le cure e ogni approccio psichiatrico.
    A tal fine ritengo opportuno esporre la situazione di mio fratello, cercando di farlo nel modo più oggettivo possibile, descrivendo i sintomi e i comportamenti del soggetto. Mi vedo comunque costretta a partire dall’inizio per fornirvi una visione globale.
    Mia madre rimase incinta di mio fratello nel 1980 all’età di 41 anni e dopo 12 anni di tentativi vani di avere un figlio: 5 anni prima infatti, nel 1975, adottarono me.
    Nicola fu da subito un neonato impegnativo per mia madre, che ricordo scoraggiata e nervosa per le difficoltà nel sonno, durate fino all’età di 3 anni. A questo si aggiunse la diagnosi di asma allergica, che fu vissuta da tutta la famiglia come un dramma. Per paura che si scatenassero crisi respiratorie il bambino veniva sempre accontentato in ogni richiesta e capriccio, al di là di ogni ragionevolezza.
    Durante l’età scolare vi furono problemi con la frequenza scolastica, ad esempio vomito e pianto ogni mattina per almeno 2 anni, paura estrema di cio’ che poteva succedere e di non essere adeguato alle richieste delle insegnanti che tuttavia riferivano che il rendimento scolastico era buono. Il rapporto con i compagni era abbastanza problematico, perché veniva vissuto sempre con paure di cio’ che potessero dirgli o fargli (aveva un problema di pronuncia errata di alcune consonanti che non ha mai risolto). A scuola si mostrava comunque remissivo mentre a casa esigeva da mia madre di risolvere i suoi presunti problemi o di “prevedere il futuro”, cioè quello che sarebbe successo il giorno dopo. Mia madre si prestava a tutto cio’ per tranquillizzarlo ogni sera, anche con modalità assurde del tipo “leggo sulla tua mano che domani quel compagno giocherà con te e che la maestra dirà che sei bravo ecc. ecc.”.
    In ambito familiare, sempre in età scolare, si manifestarono sintomi ossessivo compulsivi come il lavaggio delle mani frequentissimo, il terrore dello sporco (della cacca e delle cose “unte”). Se Nicola pensava che qualcuno della famiglia avesse involontariamente sfiorato un mobile della sua camera contaminandolo aveva crisi violente e aggressive (rompere oggetti, dimenarsi a terra e piangere disperatamente, aggredire verbalmente e fisicamente chi tentasse di farlo ragionare). La famiglia manteneva la modalità di assecondarlo per non suscitare le crisi adeguandosi alle sue richieste di non passare vicino ai mobili ecc. Le stesse crisi si scatenavano quando la sua squadra di calcio perdeva, e la famiglia si condizionava a non uscire la domenica in caso di sconfitta della squadra; o ancora quando l’ordine maniacale con il quale teneva le sue cose veniva alterato ad esempio per spolverare: gli oggetti non potevano essere spostati neanche di pochi millimetri.
    In quel periodo i miei genitori fecero un tentativo di portarlo da una psicologa che però lui respinse fin dal primo incontro e la cosa non ebbe seguito. Intanto la disperazione di mia madre era sempre più evidente: da una parte lo assecondava ma dall’altra gli diceva frasi del tipo “maledetto il giorno che sei nato, stavamo meglio senza di te ecc.”
    Mia madre, si curo’ da allora e fino ad oggi per crisi depressive e attacchi di panico presso il Dr. Silvano Dedalo (06.7140992). Mio padre invece, F. Francesco, di cui esiste una cartella presso la vostra struttura, ebbe nel 2005 un ricovero presso la clinica “il Castello della Quiete” per Depressione Nevrotica (300.4) e fu curato dal prof. Accornero.
    All’età di 9 anni morì mio nonno, convivente con noi e al quale Nicola era molto legato affettivamente. La cosa avvenne in casa, lui non pianse ma si preoccupo’ di chi potesse da quel momento giocare con lui. In quel momento lo rassicurai che l’avrei fatto io.
    Durante la scuola media ci furono brevi periodi in cui questi sintomi sembravano diminuire, anche se permaneva la modalità di farsi supportare in tutto da mia madre che eseguiva i compiti al posto suo e si occupava di gestirgli le relazioni sociali con gli amichetti.
    Il periodo della scuola superiore segno’ un peggioramento. La prima “cotta” non ricambiata per una ragazza divenne un dramma familiare, che scaricava sempre su mia madre che lo rassicurava come aveva sempre fatto. Non ha comunque mai più avuto relazioni intime.
    I suoi amici erano molto pochi e lui si mostrava diffidente nei loro confronti, dicendo che volevano approfittare di lui per i compiti (è sempre stato maniacalmente preciso nei suoi doveri) o più avanti perché lui aveva la macchina e loro no e così taglio’ al minimo le relazioni. I suoi interessi divennero sempre più casalinghi e passivi: acquisto di cd musicali, fumetti e film horror, seguire il campionato di calcio.
    In questo periodo comparve la difficoltà nello scrivere, Nicola riferiva di non riuscire a farlo, la calligrafia peggiorava molto, i miei genitori da allora e ancora oggi scrivono tutto al suo posto.
    Fu diagnosticato un “crampo dello scrivano” che cura fin da allora presso l’ambulatorio day hospital dei Disordini del Movimento presso il Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Università La Sapienza (06.49914631) senza miglioramenti se non temporanei. L’approccio è sempre stato di tipo neurologico, attraverso iniezioni di botulino e somministrazione del farmaco “Artane”. Mio fratello è stato lì sottoposto ad Ecotomografia della mano dx ed esame EMG con VCM e VCS, sempre con esito negativo.
    Nell’equipe che lo segue sono presenti alcuni psichiatri che comunque non mi risulta abbiano adottato approcci diversi. Uno di loro è stato da me contattato e si è mostrato tuttavia disponibile a ricevermi.
    Sempre intorno ai 20 anni i miei tentarono di farlo seguire dal punto di vista alimentare, dato che anche questo ambito è stato sempre problematico, giungendo a pesare 49 Kg per 1,92 m di altezza. Diverse strutture private lo hanno seguito, con consigli alimentari e integratori. Non appena pero’ Nicola si accorgeva che i medici volevano approfondire l’aspetto psicologico, chiedendogli come si sentisse o di redigere un diario scrivendo i suoi pensieri, le sue emozioni, e cio’ che mangiava giorno per giorno il risultato era sempre l’abbandono. Non si è così più fatto seguire per l’alimentazione.
    Nel corso degli anni e con l’inizio del lavoro (presso un Call Center a Cinecittà) mio fratello si è isolato sempre di più, giungendo a non uscire quasi mai e a farsi supportare dai genitori in ogni ambito: mio padre tenta di risolvere i suoi problemi al lavoro parlando con persone di sua conoscenza per cambiargli incarichi; è estremamente suscettibile ad ogni critica e frustrazione sul lavoro, sul quale non esprime mai il proprio disappunto ma che esplode in aggressività a casa ritenendo mio padre responsabile dei suoi fallimenti. Ci sono stati nel tempo atteggiamenti aggressivi e violenti verso tutti i componenti della famiglia, me compresa, tranne che verso mia madre.
    Quando si trova in contesti sociali nei quali l’ho coinvolto (pranzi e cena fuori) non parla, puo’ stare anche giornate intere senza dire una parola e se sollecitato risponde il minimo indispensabile.
    Non prende iniziative, ha bisogno di essere accompagnato dai miei dal barbiere, a comprare vestiti.
    La vita dei miei genitori è scandita dalle sue esigenze (si allontanano da casa solo se hanno provveduto a farlo mangiare, non vanno in vacanza se lui non vuole…)
    Le assenze sul lavoro si stanno facendo sempre più frequenti perché dice che “non ce la fa”. La dottoressa di famiglia, è al corrente della situazione. Tuttavia da lei si reca sempre accompagnato da mio padre.
    Le esplosioni di rabbia e di odio, oltre che dirette verso i componenti della famiglia, hanno assunto nel tempo sempre più la forma di xenofobia. Spesso basta un accenno ai disabili o agli stranieri per suscitare reazioni di odio violentissimo (finora solo verbale) verso coloro che lui ritiene inferiori e “causa”, anch’essi, dei suoi problemi.
    Al momento presente chiedo a voi aiuto in quanto si è verificata l’inaspettata e tragica malattia di mia madre, che si sta sottoponendo a cure chirurgiche e chemioterapiche per cancro rettale con metastasi. Temo che, consentitemi la metafora, stia per saltare il coperchio sotto il quale la pentola bolliva.
    Al momento del ricovero di mia madre (che si sentiva male ma ancora non si sapeva la causa) Nicola accusava me di portarla in ospedale rovinando così le sue vacanze.
    Mio fratello non è mai venuto in ospedale a parlare con i medici, e quando io stessa gli ho comunicato la diagnosi non ha mostrato nessun tipo di reazione. Successivamente sia lui che mio padre si sono posti entrambi su una linea di rifiuto della realtà, dicendo ad esempio che i medici hanno sbagliato a parlare di metastasi e che non lo ammetteranno mai per orgoglio, ma loro non ci credono.
    In questo momento mio padre lo supporta rifacendogli il letto, “portandolo” a mangiare fuori (non sono autonomi in nulla) e una donna provvede alla pulizia della casa. Tuttavia mio padre sta sostenendo spese esagerate perché, come ai tempi del suo ricovero, sta spendendo in modo compulsivo e si sta indebitando. Nonostante le degne pensioni di ex bancario e di insegnante di mia madre, vuole vendere la casa mostrando nessuna sensibilità al fatto che mio fratello possa trovarsi un giorno senza un tetto sopra la testa. Mostra inoltre di nuovo segni di squilibrio in quanto non si è fatto più seguire né dal prof. Accornero né da altri e anch’egli rifiuta categoricamente ogni approccio psichiatrico.
    Il supporto di mio padre è percio’ molto labile.
    Mio fratello ha aggredito me accusandomi di non provvedere a lui, di non sapere nulla della situazione medica di mia madre che appunto non è secondo lui quella che dicono i medici ecc.
    Al momento presente sto limitando al massimo i contatti diretti con lui con lui in quanto questi mi scatenano crisi d’ansia molto forti per le quali sono in cura dalla d.ssa Rocchi al fine di mantenere un equilibrio necessario alla mia vita familiare (ho un marito e un figlio di 6 anni) nonché lavorativa (sono un’insegnante).
    Preciso che io non sono convivente con loro dal 2000 cioè da quando mi sono sposata.
    Tuttavia mi sento in dovere di percorrere tutte le strade possibili per aiutare mio fratello, al fine di evitare gli esiti tragici dei disturbi psichici non curati di cui purtroppo la cronaca è piena.
    Se potrete fare qualcosa per contenere o alleviare la sofferenza della nostra famiglia ve ne saremo sempre grati, e potro’ in prima persona testimoniare come la sanità pubblica, se fondata sulla sensibilità e l’attenzione di professionisti come voi, puo’ davvero aiutare a guarire.

    Roma, lì 29/09/11 Francesca F.

    in risposta a: mio fratello: psicotico che rifiuta le cure e le visite #376
    francesca
    Partecipante

    grazie, provo a mandarlo all’indirizzo mail che mi indicate.
    Io e mio marito consideriamo come ultima spiaggia anche un trasferimento in altra regione, anche se sarebbe una decisione molto sofferta.
    Lo psichiatra suddetto mi ha anche suggerito di mettermi in contatto con un amministratore di sostegno per farmi dare consigli in quanto mio padre (ossessionato dai soldi che non bastano e preda di acquisti compulsivi) vorrebbe vendere la casa e sembra insensibile al fatto che un domani mio fratello possa trovarsi senza un tetto sulla testa. Il dott. dice che se mio fratello perderà il lavoro di centralinista (è molto probabile dato che non ce la fa più a lavorare) e sarà dichiarato invalido e nullatenente saro’ sempre tirata in ballo IO perchè non ha altri. Mia madre infatti ha un cancro all’ultimo stadio, ed è infatti questo il motivo per cui la situazione sta esplodendo: lei era la sua unica forma di contenimento.
    Se mi trasferissi in altra regione cambierebbe qualcosa? A che livello sarei chiamata in causa come sorella? Se lui fosse pericoloso verso di me (cosa già accaduta in passato) potrei rifiutarmi di avere a che fare con lui? Purtroppo al momento non riesco a rapportarmi con lui in quanto mi sento male, ho attacchi di panico, percio’ non posso assolutamente dedicare la mia vita a loro. Ho faticosamente costruito qualcosa di molto diverso, ho un marito equilibrato e un figlio meraviglioso di 6 anni. Voglio salvarmi.

    in risposta a: mio fratello: psicotico che rifiuta le cure e le visite #373
    francesca
    Partecipante

    Scusate, non c’è un altro modo per inviare il file?

    in risposta a: mio fratello: psicotico che rifiuta le cure e le visite #372
    francesca
    Partecipante

    [attachment]C:fakepathvittime 180.pdf[/attachment]
    Scusate ho avuto problemi con l’allegato 👿

    in risposta a: mio fratello: psicotico che rifiuta le cure e le visite #371
    francesca
    Partecipante

    [attachment]C:fakepathvittime 180.doc[/attachment]

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