VITTIME DELLA 180
Le testimonianze che mostrano come la 180 sia inefficienza, crudeltà, sfruttamento, superstizione

Vittime della 180

Dimostrare che la legge 180 è dannosa e, spesso, omicida

Consiglio per Ricovero

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  • #521
    Loredana
    Partecipante

    Mia suocera nel 2007, dopo l’ennesimo tentativo di suicidio, è stata sottoposta ad amministrazione di sostegno (mio marito è il suo ADS) in quanto affetta, da più di quarant’anni, da psicosi paranoide cronica, sindrome dissociativa e disturbo bipolare (invalida al 100% e con L. 104 riconosciuta – no accompagnamento). Fino ad ora ha convissuto con mio suocero che, in tutti gli anni trascorsi insieme dal giorno del matrimonio, l’ha accudita, con difficoltà, giorno e notte affinché non procurasse lesioni a sé stessa e agli altri e vigilando affinché seguisse una terapia farmacologica compensativa.
    Tale situazione, che fino a questo momento ha mantenuto un equilibrio quantomeno accettabile, ha subito negli ultimi tempi dei drastici mutamenti, tanto che ad oggi non è più possibile mantenere l’assetto che si è portato avanti in questi ultimi anni, per due ordini di ragioni:
    1) In primo luogo le condizioni della beneficiaria si sono aggravate, sia dal punto di vista fisico che psicologico, ed a seguito di accertamenti attivati per la presentazione di deficit cognitivi, è stata sottoposta ad una valutazione psicometrica delle funzioni cognitive superiori, presso il Consultorio Disturbi Cognitivi dell’Azienda USL di appartenenza, ed è risultata affetta da un deterioramento cognitivo di grado moderato su base degenerativa. Concomitano problemi neurologici (Parkinson, lesioni ischemiche cerebrali e cefalea). Negli anni vi è stato un progressivo peggioramento del grado di funzionamento sociale e di autonomia, attualmente il suo quadro psichico è caratterizzato da apatia, abulia e ritiro sociale anche per un grave deficit motorio, instabilità posturale e marcia atassica oltre che incontinenza. In tale situazione non è ovviamente in grado di vivere autonomamente e deve essere costantemente assistita (tale necessità è stata ampliamente relazionata dalla Psichiatra e dal Neurologo che la seguono da anni).
    2) Ad aggravare tale quadro già critico è subentrata una diagnosi infausta a mio suocero che fino ad ora si è occupato di lei costantemente e per ventiquattrore al giorno. Il mese scorso infatti, dopo essere stato ricoverato presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale della ns. zona è stato trasferito presso il reparto di Chirurgia della stessa struttura e la scorsa settimana è stato sottoposto (in una struttura distante più di 200 Km. da casa nostra) ad un intervento di rimozione totale del pancreas, del duodeno, della milza, dei dotti biliari e di parte dello stomaco a causa di una neoplasia pancreatica diagnosticata nelle scorse settimane. Tale intervento, oltre a presentarsi molto complesso e delicato nella sua esecuzione, comporterà una lunga degenza (circa 1 mese) e convalescenza (circa 6 mesi) in cui lui stesso dovrà essere assistito a causa delle conseguenze demolitive ed invasive dell’intervento stesso (dovrà diventare insulino-dipendente e la sua nutrizione dovrà essere completamente modificata riportando, almeno nelle prime fasi della convalescenza, un forte calo ponderale con mancanza di energia e di forza fisica).

    Alla luce di questa nuova emergenza si è presentato subito per me e mio marito il problema di come assistere entrambi, atteso che mia suocera non potrà vivere da sola in assenza del marito. Io e mio marito abbiamo un lavoro dipendente e non abbiamo la possibilità di chiedere né ottenere alcuna agevolazione e/o aspettativa che ci permetta di assentarci dal lavoro, se non per qualche giorno.

    Abbiamo proposto a mia suocera un ricovero presso alcune strutture deputate all’assistenza di pazienti con patologie similari alla sua, ma ogni soluzione proposta è stata da lei osteggiata a causa della sua assoluta inconsapevolezza del suo reale stato psico-fisico di cui non si rende conto, riferendo di essere perfettamente in grado di badare a sé stessa (a tale proposito tengo a sottolineare che nei giorni scorsi, tornando a casa dal lavoro, mio marito ha trovato sua madre distesa a terra perché era caduta mentre stava andando in bagno e nei giorni successivi il suo ginocchio sinistro si è gonfiato ed ha presentato una grossa tumefazione).

    Dopo aver esternato per l’ennesima volta la nostra situazione e la nostra angoscia alla Psichiatra ed all’Assistente Sociale del Comune, solo a metà mese la Psichiatra si è convinta a fare un ricovero d’urgenza (non era possibile fare un TSO in quanto non c’erano, secondo la Psichiatra, gli estremi)presso una Casa di Cura ove mia suocera potrà risiedere ancora per 10/15 giorni.

    Ciò che temo, che si prospetta come altamente probabile e che renderebbe impossibile la gestione di questa difficile situazione, è che mia suocera pretendenda di tornare a casa (è ospite al piano terra della nostra abitazione…. tra l’altro nemmeno abitabile… ed è sullo stato di famiglia con mio suocero) dove non solo non ci sarebbe mio suocero, ma non potrebbe esserci nessun altro che la possa assistere, atteso che sia io che mio marito saremo impegnati, oltre che con il lavoro, con la cura di mio suocero.

    Abbiamo chiesto al Giudice Tutelare di conferire a mio marito i necessari poteri per espletare in autonomia, anche in caso di dissenso con la beneficiaria, le scelte che riguardano la salute e la gestione della sua quotidianità, il potere di decidere di sottoporla ad ogni eventuale trattamento sanitario e/o farmacologico che si renderà via via necessario e/o opportuno e di decidere di effettuare eventuali ricoveri, sia temporanei che definitivi, presso le strutture assistenziali deputate alla cura delle persone affette da patologie psichiatriche e/o neurologiche.

    Il Giudice ci ha detto che se non ha una relazione in cui la Psichiatra dichiara che la persona ha bisogno di essere assistita 24 ore su 24 poichè non è autonoma (relazione che peraltro è già stata consegnata) e che sarebbe opportuno ricoverarla a tempo indeterminato in una struttura a lei dedicata non può autorizzare nulla.

    La Psichiatra, da noi contattata, ritiene che sarebbe opportuno far rientrare a casa, una volta che mio suocero verrà dimesso, anche mia suocera non tenendo conto:

    a) che mia suocera ha sempre avuto un rapporto molto conflittuale con il marito (considerato un suo nemico) e che da ben 6 anni (da quando convivono a casa mia e di mio marito) lo fa dormire su un divano poichè c’è un’unica camera da letto;

    b) che mio suocero avrà bisogno di essere seguito ed assistito e dovrà stare in totale tranquillità per poter recuperare un pò di forze (resterà comunque un invalido per cui dovrà essere richiesto il riconoscimento della L. 104 e l’accompagnamento);

    c) che nè io nè mio marito possiamo licenziarci per seguire entrambi e che non possiamo nemmeno prendere una badante perchè non abbiamo il posto per ospitarla e nemmeno i soldi per pagarla dal momento che per poter ospitare i miei suoceri abbiamo dovuto acquistare una casa ed accendere un mutuo che dovremo pagare per altri 25 anni;

    d) che ci sta andando di mezzo la salute psico-fisica mia e di mio marito nonchè il nostro rapporto matrimoniale (siamo sposati da soli 7 anni).

    Alla luce di tutto ciò che ho esposto sopra mi potete consigliare su cosa possiamo fare o a chi ci possiamo rivolgere per evitare che il SSM, il Giudice Tutelare ed il Servizio Sociale continuino a passarsi la “patata bollente” ……..che alla fine continua comunque a restare nelle nostre mani?

    Resto in attesa di una cortese e sollecita risposta.

    Grazie per questo Forum

    #523
    ldalbuono
    Amministratore del forum

    Cara Loredana,
    il suo caso non è sicuramente facile. E purtroppo, è stato affrintato dall’inizio in maniera sbagliata. Per esempio è stato sbagliatissimo che Voi, freschi sposi, siate rimasti nella stessa casa dei suoi suoceri. Comunque Vi suggerisco di :
    – Se la psichiatra del DSM non vuole fare una richiesta di ricovero per 24 ore al giorno in una struttura, niente vieta che Voi vi possiate rivolgere ad uno psichiatra privato, che Vi possa fare -con la necessaria forza – la documentazione da presentare al giudice.
    – Vi suggerisco anche di rivolgervi ad un avvocato che prospetti alla struttura psichiatrica ed al giudice la problematica con maggiore forza rispetto a quanto potete fare Voi. A questo riguardo vorrei mandarVi il nostro “survival pack” fatto apposta per i familiari e che è opportuno Voi facciate vedere anche all’avvocato. Gli avvocati non hanno quasi mai esperienza specifica sulle problematiche della malattia mentale. Ad esempio è sempre imporante fare presente alla struttura che esistono precise sentenze della Cassazione che stabiliscono che la struttura psichiatrica è responsabile del comportamento del malato di mente e non può trincerarsi dietro all’apparente volontà del malato, contraria magari alle necessarie cure ed ai necessari provvedimenti.
    – E’ stato comunque un errore che Suo marito sia diventato l’amministratore di sostegno della propria madre: nei riguardi dei propri cari non si ha mai la lucidità mentale che permette di difenderli efficientemente nei riguardi della struttura e della malattia.
    – E’ opportuno che Voi separiate la Vs. residenza da quella della malata: avete bisogno di poter vivere in maniera decente la Vostra vita, senza che venga schiantata dai problemi di Sua suocera. Quindi cercate di ritagliarVi la possibilità di riprendere, ogni tanto, il fiato
    – Non siate corretti. Fate casino, rompete le scatole anche al Comune. Chiedete aiuto. Se c’è un giornale locale, chiedete il loro appoggio. Esagerate il problema. I parenti tendono quasi sempre a minimizzare. E’ sbagliato.
    Mi mandi un Suo indirizzo mail, in modo da poterle mandare il “survival pack”. E auguri.

    #524
    Loredana
    Partecipante

    La ringrazio infinitamente per tutti i Suoi suggerimenti.
    Li seguiremo senz’altro.
    Purtroppo noi non possiamo spostare la residenza in quanto la casa in cui viviamo, su cui grava un mutuo di 25 anni anni, è stata acquistata da me e da mio marito.
    I miei suoceri sono stati ospitati al piano terra di casa nostra e l’unica soluzione è che cambino loro, a questo punto, la residenza (anche se mi sembra di fare loro un torto e soprattutto a mio suocero che, in questo delicato momento, ha bisogno di noi per potersi riprendere dal grosso intervento demolitivo a cui è stato sottoposto).

    Stamattina mio marito è andato in Cancelleria a depositare una certificazione, redatta dal Neurologo che ha in cura mia suocera per il Parkinson, in cui si attesta che sarebbe opportuno ricoverare la paziente in una struttura protetta che la assista e che le permetta di evitare di essere un pericolo per sè stessa e per gli altri.
    La terrò informata sui futuri sviluppi.

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