VITTIME DELLA 180
Le testimonianze che mostrano come la 180 sia inefficienza, crudeltà, sfruttamento, superstizione

Vittime della 180

Dimostrare che la legge 180 è dannosa e, spesso, omicida

Il trentennale della 180

Ricorrerà quest’anno il trentesimo anniversario della legge Basaglia.

    Già immagino le celebrazioni”…conquista di civiltà….una legge che tutto il mondo ci invidia…. tutelati finalmente i diritti dei malati di mente…chiusi finalmente i lager manicomio” e quant’altro.

    Lasciatemi però dire che quando ricorrerà il 30°, si dovrebbe parlare del “giorno della memoria”; ma non quello che ha segnato la fine dell’olocausto, quello che ne ha segnato l’inizio.

    L’olocausto dei familiari dei malati di mente, lasciati inesorabilmente soli, assassinati ogni giorno da una malattia che non perdona.

    Uccisi ogni giorno da malati che non ne vogliono sapere di curarsi, che non riconoscono, proprio perché malati, la loro malattia, che rifiutano i farmaci e restano in preda alle loro ossessioni, alle loro allucinazioni che vengono inevitabilmente scaricate su padri, madri, mogli, figli, sorelle, fratelli.

    Loro possono, rifiutare ogni trattamento medico e poco importa che il loro legittimo (?) rifiuto si traduca in botte, aggressioni, case distrutte, famiglie in frantumi, padri che implorano la morte un giorno si e l’altro pure.

    Io non sono libero di non indossare il casco perché se mi sfascio la testa e resto paralitico produrrò dei costi per la società; io non posso non allacciare la cintura di sicurezza perché se mi spezzo la spina dorsale la collettività dovrà corrispondermi la pensione di invalidità e l’indennità di accompagnamento.

    Solo i malati di mente hanno la libertà totale, assoluta, incondizionata, di non farsi curare. Tanto non ci sono costi per la collettività, pagano solo i loro familiari, picchiati ogni giorno, massacrati, impauriti, intimiditi.

    Ma non è vero si dirà: la legge prevede il TSO, il trattamento sanitario obbligatorio.

    Bugia madornale! Scatta solo se il malato va in escandescenza (se si mette sul cornicione e minaccia di buttarsi giù o se passeggia nudo per strada) E se picchia la madre dicendo che glielo ha ordinato la madonna? E se massacra di botte il padre perché gli ha comprato la fettina “avvelenata”? E se decide di barricarsi in camera in preda ad una crisi depressiva e non esce per giorni, settimane, mesi, senza lavarsi a rotolarsi nei suoi escrementi? Cosa accade in questi casi? NULLA.

    E poi te lo raccomando il TSO? 8 giorni, non di più, ad imbottirlo di psicofarmaci e poi rispedirlo a casa e tutto ricomincia.

    Ma ci sono i servizi territoriali? Ma dove? In ogni caso se ci sono funzionano solo se l’ammalato è collaborativo. Altrimenti nisba.

    Ma c’è la sinergia tra famiglia e psichiatra! Bugia! I familiari sono sotto ricatto dello psichiatra perché è dal DOTTORE che dipende il destino dell’intera famiglia. Solo se lo vuole il medico del centro di salute mentale hai la speranza che il malato entri in una comunità terapeutica e solo se lo vuole il suo collega che dirige la comunità.

    Quindi devi dire sempre si.

    Il familiare non è neppure libero di cambiare medico o struttura. Il malato deve essere curato nel “territorio” anche se lo psichiatra non crede alla disperazione dei familiari, non crede che quel farmaco non sia efficace; crede sempre che familiari esagerino, che sono prevenuti e che sono loro in realtà la causa del male. Esattamente come diceva, seduto nel suo comodo sofà da intellettuale fottuto, il prode Basaglia: “la famiglia è il crogiolo della malattia mentale”

    Vi siete chiesti come mai tra gli innumerevoli casi di malasanità che ogni giorno riempiono le cronache, non sia stato mai denunciato, uno, dico uno, caso di malasanità sul versante della psichiatria?

    Che la psichiatria sia diventata il fiore all’occhiello della sanità italiana, dove tutto va sempre bene?

    E perché mai se qualcuno soltanto si azzarda a dire forse c’è qualcosa che non funziona in questa legge, viene subito tacciato di essere un neomanicomialista?

    Mi sapete dire perché esiste “psichiatria democratica” e non esiste “gastroenterologia democratica”, “cardiologia democratica” o “diabetologia democratica”?

    Ve lo spiego: in realtà quella mentale non è considerata una malattia. e questo lo si vede dalla “pelosità” del linguaggio. Tu non sei affetto da schizofrenia ma da disagio psichico. Tu non sei un malato di mente, ma soffri di disagio esistenziale.

    Forza con le celebrazioni. L’olocausto continua.

    Ennio Tinaglia