VITTIME DELLA 180
Le testimonianze che mostrano come la 180 sia inefficienza, crudeltà, sfruttamento, superstizione

Vittime della 180

Dimostrare che la legge 180 è dannosa e, spesso, omicida

IL “SOLITO” RIFIUTO A CURARSI E IL “SOLITO” INFERNO

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  • #997
    Angela
    Partecipante

    Buongiorno.
    Mia madre 76enne ha una lunga storia di disagio psichico.
    Ha avuto tre gravidanze, la prima a 24 anni, tutte concluse con quella che oggi sappiamo essere depressione post-partum e che all’epoca veniva definita “esaurimento nervoso” (il racconto dei suoi pianti e della sua inedia dopo aver partorito è di mio padre).
    Ha smesso di lavorare a 31 anni per fare solo la casalinga, peraltro molto aiutata nella gestione della casa e dei figli dalle mie due nonne e da una signora a servizio.
    Per questi continui “esaurimenti” è’ stata ricoverata due volte in ospedale, reparto di Neuropsichiatria, ed era seguita da un neuropsichiatra di cui lei ancora parla come di un dio e che la curava con vari tranquillanti e un colloquio “rassicurante” ogni tanto. La diagnosi (sempre che ne sia stata fatta una) ci è del tutto sconosciuta.
    Questo medico è andato in pensione circa venticinque anni fa e da allora lei ha sempre categoricamente rifiutato di rivolgersi ad altri.
    Negli anni mia madre ha manifestato chiaramente e progressivamente tutti i sintomi di un disturbo bipolare uniti a quelli del disturbo della personalità di tipo Borderline. Preciso però, di nuovo, che non abbiamo mai avuto la diagnosi di uno specialista per il suo rifiuto di farsi visitare da chiunque.
    Ricordo lunghi periodi di malinconia, tristezza e pianti interminabili, conditi con scene drammatiche in cui minacciava il suicidio (mai tentato, però), fughe e sparizioni, urla, litigi, oggetti spaccati… e poi allegria frenetica, canti e balli, stravolgimenti nella disposizione dei mobili di casa, giorni di attività quasi ossessiva, baci e moine… e ancora litigi feroci con i familiari (soprattutto mio padre), accuse a tutti di averle “rovinato la vita” di non saperla “comprendere” di non “amarla abbastanza”, rabbia e aggressività incontrollabile (una volta, avevo 9 anni, mi ha tirato addosso un oggetto metallico mandandomi all’ospedale con la testa da ricucire).
    In famiglia tutto veniva ridotto a “ha un carattere un po’ difficile” e noi figli ragazzini eravamo esortati dal papà e dai nonni a portare pazienza con la mamma, a non irritarla, a non fare niente che le potesse dispiacere, ad assecondarla e accontentarla in ogni sua richiesta per non scatenare la sua ira e le sue scenate.
    Poi io mi sono sposata e sono andata a vivere a 80 km di distanza. Il distacco forse mi ha aiutato a vedere le cose con più chiarezza e a comprendere per prima che mia madre aveva un disturbo psichiatrico, e non semplicemente un brutto carattere.
    Ho così contattato il suo vecchio curante, ormai in pensione, che mi ha invitato a vivere la mia vita e a non preoccuparmi troppo di mia madre, che “tanto è sempre stata male e sempre starà male”. Così, senza darmi altre informazioni nè indicazioni.
    Da allora, anche per il progredire dell’età, le sue condizioni sono peggiorate.
    Per motivi di salute (è obesa e ha problemi alla schiena e ai piedi) si muove pochissimo e passa le sue giornate a fumare guardando programmi religiosi o facendo le parole crociate.
    Questo le dà tempo e modo di ruminare continuamente i suoi pensieri.
    Si sono aggravate o sono comparse tutta una serie di ossessioni, fissazioni e manie (conserva le cose più insignificanti come i vecchi sacchetti del pane o i vassoietti in polistirolo della frutta; non si lava per non sprecare acqua e detergenti; si mette calze bucate e abiti di recupero per non comprarne di nuovi, …). Nelle sue relazioni interpersonali passa dall’adorazione al rifiuto totale, fa osservazioni e critiche anche pesanti pure a perfetti estranei (“ma non si vergogna di andare in giro con quella gonna corta alla sua età?”), è in continua guerra con tutte le Istituzioni e scrive minuziose lettere di protesta su cose assurde che poi invia al Sindaco, al Prefetto, ai giornali, ai Carabinieri, ecc. In pratica, non ha più alcun freno inibitorio e si vanta con tutti di essere una donna libera che dice sempre quello che pensa.
    Naturalmente ad ogni tentativo di noi familiari di metterle un freno reagisce con rabbia e violenza, scagliando oggetti, insultandoci, accusandoci di odiarla, sempre urlando in maniera forsennata in qualsiasi luogo si trovi.
    Contesta tutto, protesta per tutto, critica tutto, ce l’ha con tutti, ha manie di persecuzione, è diffidente e vede complotti ovunque.
    E’ logorroica, non ascolta mai l’interlocutore, non si interessa di nessuno, vuole parlare sempre solo di sè stessa e delle sue idee e si vede come l’unica persona lucida e intelligente, sincera e non ipocrita in mezzo a un mondo di falsi, stupidi e bugiardi.
    In tutto questo, permane il rifiuto categorico di farsi visitare da uno specialista (“non sono io la matta, siete voi!”) e di assumere farmaci, anche il blando tranquillante prescrittole dal suo medico di base, perché secondo lei vogliamo “mandarla in coma” per impedirle di parlare.
    Un mese e mezzo fa, la frattura di una tibia, il ricovero in ospedale, l’intervento chirurgico rimandato di dieci giorni per sopraggiunte complicazioni… e la caduta in un pieno, totale delirio.
    Mentre era ricoverata ha chiamato i carabinieri convinta che l’infermiere stesse violentando la sua vicina di letto (le stava solo cambiando il pannolone), ha tentato di frantumare la finestra con una sedia per buttarsi di sotto, accusava gli OSS di essere membri di una società segreta incaricati di spiarla, ecc.
    La consulente psichiatra ha prescritto il Serenase ma lei ha rifiutato di assumerlo e non è stato possibile darglielo insieme a cibo o bevande perché ne avvertiva la presenza e reagiva con rabbia isterica ai tentativi di “avvelenarla”.
    In questo frangente abbiamo toccato con mano la totale incapacità delle strutture ospedaliere prive del reparto di Psichiatria di gestire il malato di mente: i medici del reparto di Ortopedia dove era ricoverata hanno lasciato a noi familiari la totale responsabilità di mia madre, che dovevamo assistere 24 ore su 24 per evitare che scendesse dal letto e si facesse male.
    Ora è a casa, dopo essere letteralmente scappata dalla struttura dove l’avevamo sistemata (a pagamento) per il periodo post-operatorio e la riabilitazione e dove ne ha fatte di tutti i colori.
    La struttura aveva in programma una TAC cerebrale e una visita psichiatrica, che non sono state fatte. Ci hanno detto che non possono costringere nessuno a rimanere da loro e che se mia madre voleva andarsene era liberissima di farlo e loro non potevano trattenerla.
    A casa è terribile come prima, con l’aggravante di una gamba immobilizzata e la necessità di un’assistenza continua che abbiamo affidato ad una badante, la quale però ha già annunciato che intende andarsene.
    Mio padre, ottantenne e cardiopatico, vivendo con lei è la sua vittima principale.
    Ieri è stato necessario chiamare il 118 e i Carabinieri perché mia madre ha dato per l’ennesima volta fuori di matto, urlando e rompendo cose. Speravamo fosse possibile un TSO , ma nella sua follia lei è così lucida che è riuscita a convincerli di essere soltanto “stressata” (incredibile che le abbiano creduto) e mio padre non ha avuto la forza di contraddirla (noi figli eravamo assenti per lavoro).
    Siamo disperati, non sappiamo come uscire da questa situazione, io e i miei fratelli abbiamo un lavoro dipendente e delle famiglie da accudire, nostro padre ci fa pena e nostra madre ci spaventa.
    Cosa possiamo fare? A chi possiamo rivolgerci, dato che mia madre non ammette di avere un problema e rifiuta di recarsi al Centro di Salute Mentale o da qualsivoglia specialista?
    Aiuto!

    #998

    Salve, lunga storia piuttosto complicata !
    Di fatto ora l’unica possibilita’ e’ ritentare con un TSO: se riuscite a farlo proporre da un medico della struttura psichiatrica pubblica … non so dove abita sua mamma … quindi CPS, CSM o altro, meglio, perche’ in genere la proposta di un medico della struttura pubblica viene praticamente sempre convalidata (qs a Milano). Ed altrimenti un medico di vostra conoscenza che faccia una proposta di TSO e metta per iscritto tutto in modo specifico e non dia la possibilita’ al medico che deve convalidare di avere esitazioni !

    #999
    Angela
    Partecipante

    Dottore, ma secondo lei uno psichiatra del CSM potrebbe venire anche a domicilio su richiesta? Alla mia ASL (in Veneto) mi hanno detto di no ma non so se il motivo sia che hanno poco personale, oppure un altro.
    Mia madre non andrà MAI volontariamente al CSM.
    In quanto al suo medico di base, è una ragazza alle prime armi, inesperta e secondo noi facilmente manipolabile, che mia mamma si rigira come vuole (non per niente mia madre ne è entusiasta: fa tutto quello che le chiede lei).

    #1000

    Salve! In teoria in Lombardia, a Milano, in particolare, anche se a volte e’ necessario insistere, la visita domiciliare e’ un dovere per legge regionale.
    Dico insistere perche’ effettivamente il personale medico e’ veramente ridotto al minimo in molti casi ed allora ci si orienta a soddisfare le necessita’ piu’ urgenti.
    Comunque anche lei puo’ insistere.
    Per altro puo’ sempre ricorrere ad uno psichiatra privato o un medico che conoscete e come ho gia’ detto spieghi bene per iscritto la situazione psicopatologica della mamma.

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